venerdì 23 aprile 2021

I partigiani cacciano i nazifascisti da Genova.


 

(23 Aprile1945) Il CLN delibera l'avvio popolare per l’insurrezione, al fine di liberare la città di Genova dai nazifascisti. Il Comitato di Liberazione Nazionale della Liguria e il Comando Militare Regionale decidono di far partire un’offensiva definitiva contro i presidi militari nazifascisti. Il 26 Aprile Genova è definitivamente libera, i partigiani hanno vinto.

 

Intanto un proclama destinato espressamente ai fascisti fu emanato dal CLNAI e dal CVL il 19 aprile 1945 e diffuso nel Nord Italia da Sandro Pertini.

 

“La battaglia finale contro la Germania hitleriana volge a passi rapidi e sicuri verso il trionfo definitivo delle potenze alleate dei popoli democratici. La cricca hitleriana e fascista sente venire la propria fine e vuol trascinare nella rovina estrema le ultime forze che le restano e, con esse, il popolo e la nazione. È una lotta inutile ormai per i nazifascisti, è un suicidio collettivo. Una sola via di scampo e di salvezza resta ancora a quanti hanno tradito la patria, servito i tedeschi, sostenuto il fascismo: abbassare le armi, consegnarle alle formazioni patriottiche, arrendersi al Comitato di liberazione nazionale.

Arrendersi o perire!

È l’intimazione che deve essere fatta a tutte le forze nazifasciste, a quelle tedesche come a quelle italiane, a quelle volontarie fasciste come a quelle coscritte del cosiddetto esercito repubblicano. Sia ben chiaro per tutti che chi non si arrende sarà sterminato. Sia ben chiaro per i componenti delle forze armate del cosiddetto governo fascista repubblicano che chi sarà colto con le armi in mano sarà fucilato. Solo chi abbandona oggi, subito, prima che sia troppo tardi, volontariamente, le file del tradimento, solo chi si arrende al Comitato di Liberazione Nazionale, consegna le armi – quante armi può – ai patrioti avrà salva la vita, se non si sarà macchiato personalmente di più gravi delitti. Il Comitato di Liberazione Nazionale e le formazioni armate del Corpo dei Volontari della Libertà non accettano e non accetteranno mai – in armonia con le decisioni dei capi responsabili delle Nazioni Unite – altra forma di resa dei nazifascisti che non sia la resa incondizionata. Che nessuno possa dire che, sull’orlo della tomba, non è stato avvertito e non gli è stata offerta un’estrema ed ultima via di salvezza.”

 



I fatti: Genova, pomeriggio del 24 Aprile. I partigiani occupano gli edifici pubblici, troncano la circolazione ferroviaria in tutta la Liguria, privano i tedeschi dell'elettricità, dell'acqua e della possibilità di comunicare per via telefonica. Per i tedeschi sono chiuse tutte le vie d’uscita. Una colonna di artiglieria tenta una sortita ma viene prontamente spazzata via. Quella di Genova, secondo molti storici, può essere considerata "l’insurrezione perfetta" sotto qualsiasi punto di vista, tanto sul piano militare quanto su quello politico, eseguita in una città in cui tutte le condizioni obiettive erano a favore del nemico.



Circa 30 mila tedeschi sono addensati nel breve tratto della riviera ligure nei pressi di; 50 pezzi di artiglieria di medio calibro, dal 75 al 104, piazzati lungo la cintura di difesa esterna, 15 grossi calibri, dal 152 al 381, pronti a entrare in azione ad Arenzano, Monte Moro e Portofino. Di fronte allo schieramento nemico, le forze partigiane non superano un settimo delle forze tedesche (tenendo conto anche dei partigiani della montagna, gli unici provvisti di armi automatiche). In città, secondo le previsioni del "Comando Piazza", non più di 3 mila sappisti e gappisti, dotati per la maggior parte di pistole». Al momento della mobilitazione generale, però, ai quattro settori militari affluiscono non solo i 3 mila uomini delle Sap già in forza, "ma un numero di cittadini superiore di almeno dieci volte alle previsioni."



Dopo due giorni il generale tedesco Meinhold firma la resa definitiva. Il testo è sottoscritto anche dal presidente del Cln di Genova, Remo Scappini, operaio comunista originario di Empoli. "Tutte le forze germaniche di terra e di mare alle dipendenze del signor generale Meinhold si arrendono alle forze armate del Corpo volontari della Liguria alla dipendenze del Comando militare per la Liguria. La resa avviene mediante presentazione ai reparti partigiani più vicini con le consuete modalità e in primo luogo con la consegna delle armi. La resa avrà decorrenza dalle ore 9 del giorno 26 aprile 1945."



Per la sua vittoriosa insurrezione la città di Genova è insignita di medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione: "Amor di Patria, dolore di popolo oppresso, fiero spirito di ribellione animarono la sua gente nei venti mesi di dura lotta il cui martirologio è nuova fulgida gemma all'aureo serto di gloria della "Suprema" repubblica marinara. I caduti il cui sangue non è sparso invano, i deportati il cui martirio brucia ancora nelle carni dei superstiti, costituiscono il vessillo che alita sulla città martoriata e che infervorò i partigiani del massiccio suo Appennino e delle impervie valli, tenute dalla VI zona operativa, a proseguire nella epica gesta sino al giorno in cui il suo popolo suonò la diana della insurrezione generale. Piegata la tracotanza nemica, otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l'onore. Il valore, il sacrificio e la volontà dei suoi figli ridettero alla madre sanguinante la concussa libertà e dalle sue fumanti rovine è sorta nuova vita santificata dall'eroismo e dall'olocausto dei suoi martiri. - 9 settembre 1943 - Aprile 1945"

 

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