giovedì 17 febbraio 2022

(17 febbraio 1600) Giordano Bruno è bruciato vivo dalla Santa Inquisizione


 

(17 febbraio 1600) Con la lingua chiusa in una morsa affinché non gli fosse impedito di parlare, il filosofo e scrittore Giordano Bruno è condotto a Campo dei Fiori a Roma, denudato ed arso vivo in esecuzione della condanna a morte per eresia inflittagli dall'inquisizione della Chiesa romana. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere.

Filippo Bruno, noto con il nome di Giordano Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600), è stato un filosofo, scrittore e monaco italiano appartenente all'ordine domenicano, vissuto nel XVI secolo. Il suo pensiero, inquadrabile nel naturalismo rinascimentale, fondeva le diverse tradizioni filosofiche ma ruotava intorno a un'unica idea: l'infinito, inteso come l'universo infinito, effetto di un Dio infinito, fatto d'infiniti mondi, da amare infinitamente.

Per queste argomentazioni e per le sue convinzioni sulla Sacra Scrittura, sulla Trinità e sul Cristianesimo, Giordano Bruno, già scomunicato, fu incarcerato, giudicato eretico e quindi condannato al rogo dall'Inquisizione della Chiesa cattolica durante il pontificato di Clemente VIII. L'imputazione mossagli fu di dubitare della trinità , della divinità di Cristo, di voler sostituire alle religioni particolari la religione della ragione come religione unica e universale e di affermare che il mondo é eterno e che vi sono infiniti mondi.

L'8 febbraio 1600, al cospetto dei cardinali inquisitori e dei consultori Benedetto Mandina, Francesco Pietrasanta e Pietro Millini, è costretto ad ascoltare in ginocchio la sentenza di condanna al rogo; terminata la lettura della sentenza, Giordano Bruno si alzò e ai giudici disse: «Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell'ascoltarla».


Tuttavia la sua filosofia sopravvisse alla sua morte, portò all'abbattimento delle barriere tolemaiche, rivelò un universo molteplice e non centralizzato e aprì la strada alla Rivoluzione scientifica: per il suo pensiero Bruno è quindi ritenuto un precursore di alcune idee della cosmologia moderna, come il multiverso; per la sua morte, è considerato un martire del libero pensiero. Nel penultimo decennio del 1800 un Comitato internazionale, costituito fra gli altri da Ernest Renan, Victor Hugo, Herbert Spencer, Silvio Spaventa, Henrik Ibsen e Walt Whitman, si fece promotore dell'iniziativa di erigere un monumento in memoria del filosofo, proprio dove fu bruciato.

 

Il potere ecclesiastico si oppose fermamente a tale iniziativa, e la cosa degenerò quando, nel gennaio 1888, una manifestazione di studenti in favore del monumento fu repressa dalla polizia. A dicembre finalmente il Consiglio comunale concesse l'autorizzazione e lo spazio in piazza Campo de' Fiori. Il 9 giugno 1889, giorno di Pentecoste, il monumento, opera dello scultore Ettore Ferrari, venne finalmente inaugurato.


Il Papa Leone XIII, che aveva addirittura minacciato di lasciare Roma, rimase l'intero giorno a digiunare inginocchiato davanti alla statua di San Pietro, pregando contro «la lotta ad oltranza contro la religione cattolica». Alla base del monumento si legge un'iscrizione del filosofo Giovanni Bovio, oratore ufficiale della cerimonia di inaugurazione: «A Bruno, il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse». Ogni anno, a Campo de' Fiori, il 17 febbraio, si sono svolti molti raduni di laici e militanti, per manifestare contro le ingerenze clericali o semplicemente per commemorare il rogo del filosofo

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