(17 febbraio 1600) Con
la lingua chiusa in una morsa affinché non gli fosse impedito di parlare, il
filosofo e scrittore Giordano Bruno è condotto a Campo dei Fiori a Roma,
denudato ed arso vivo in esecuzione della condanna a morte per eresia
inflittagli dall'inquisizione della Chiesa romana. Le sue ceneri saranno
gettate nel Tevere.
Filippo Bruno, noto con
il nome di Giordano Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600), è stato un
filosofo, scrittore e monaco italiano appartenente all'ordine domenicano,
vissuto nel XVI secolo. Il suo pensiero, inquadrabile nel naturalismo
rinascimentale, fondeva le diverse tradizioni filosofiche ma ruotava intorno a
un'unica idea: l'infinito, inteso come l'universo infinito, effetto di un Dio
infinito, fatto d'infiniti mondi, da amare infinitamente.
Per queste argomentazioni e per le sue convinzioni sulla Sacra Scrittura, sulla
Trinità e sul Cristianesimo, Giordano Bruno, già scomunicato, fu incarcerato,
giudicato eretico e quindi condannato al rogo dall'Inquisizione della Chiesa
cattolica durante il pontificato di Clemente VIII. L'imputazione mossagli fu di
dubitare della trinità , della divinità di Cristo, di voler sostituire alle
religioni particolari la religione della ragione come religione unica e
universale e di affermare che il mondo é eterno e che vi sono infiniti mondi.
L'8 febbraio 1600, al cospetto dei cardinali inquisitori e dei consultori
Benedetto Mandina, Francesco Pietrasanta e Pietro Millini, è costretto ad
ascoltare in ginocchio la sentenza di condanna al rogo; terminata la lettura
della sentenza, Giordano Bruno si alzò e ai giudici disse: «Forse tremate più voi
nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell'ascoltarla».
Tuttavia la sua filosofia sopravvisse alla sua morte, portò all'abbattimento
delle barriere tolemaiche, rivelò un universo molteplice e non centralizzato e
aprì la strada alla Rivoluzione scientifica: per il suo pensiero Bruno è quindi
ritenuto un precursore di alcune idee della cosmologia moderna, come il
multiverso; per la sua morte, è considerato un martire del libero pensiero. Nel
penultimo decennio del 1800 un Comitato internazionale, costituito fra gli
altri da Ernest Renan, Victor Hugo, Herbert Spencer, Silvio Spaventa, Henrik
Ibsen e Walt Whitman, si fece promotore dell'iniziativa di erigere un monumento
in memoria del filosofo, proprio dove fu bruciato.
Il potere ecclesiastico
si oppose fermamente a tale iniziativa, e la cosa degenerò quando, nel gennaio
1888, una manifestazione di studenti in favore del monumento fu repressa dalla
polizia. A dicembre finalmente il Consiglio comunale concesse l'autorizzazione
e lo spazio in piazza Campo de' Fiori. Il 9 giugno 1889, giorno di Pentecoste,
il monumento, opera dello scultore Ettore Ferrari, venne finalmente inaugurato.
Il Papa Leone XIII, che aveva addirittura minacciato di lasciare Roma, rimase
l'intero giorno a digiunare inginocchiato davanti alla statua di San Pietro,
pregando contro «la lotta ad oltranza contro la religione cattolica». Alla base
del monumento si legge un'iscrizione del filosofo Giovanni Bovio, oratore
ufficiale della cerimonia di inaugurazione: «A Bruno, il secolo da lui divinato
qui dove il rogo arse». Ogni anno, a Campo de' Fiori, il 17 febbraio, si sono
svolti molti raduni di laici e militanti, per manifestare contro le ingerenze
clericali o semplicemente per commemorare il rogo del filosofo
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