(15/04/1989) Il segretario del
Partito Comunista cinese, Hu Yaobang muore a causa di un arresto cardiaco. La
sua morte rappresenta la miccia che accende la protesta di studenti e
intellettuali cinesi che darà luogo ai drammatici scontri di Piazza Tien An Men.
La protesta nasce dal cordoglio per la morte del segretario, popolare tra i
riformisti, e dalla richiesta al Partito di prendere una posizione ufficiale
nei suoi confronti. La protesta diventerà sempre più intensa, mentre il governo
cinese mostrerà di voler ignorare il movimento degli studenti e di essere
intenzionato a reprimere qualunque forma di dissenso. Al termine della lunga
serie di scontri, a Piazza Tien Anmen, si conteranno migliaia di morti. Proprio
la protesta di piazza Tienanmen, nota anche come "Il massacro di piazza
Tienanmen o "Primavera democratica cinese", fu una serie di
dimostrazioni di massa che ebbero luogo principalmente in piazza Tienanmen, a
Pechino, dal 15 aprile al 4 giugno del 1989. Esse videro la partecipazione di
studenti, intellettuali e operai.
Il simbolo forse più noto della
rivolta è il cosiddetto "Rivoltoso Sconosciuto" un uomo che, solo e
disarmato, si fermò dinnanzi a una colonna di carri armati Type 59 con
l'intento fermarli: il primo carro armato rallentò fino ad arrestarsi a qualche
metro dal giovane, rimanendo immobile per qualche secondo. Il giovane agitò un
sacchetto in aria, come a intimargli di andarsene. Passato qualche altro
secondo il carro armato cambiò direzione e fece per aggirare il giovane, che
però si spostò mettendosi di nuovo davanti al mezzo. Infine il giovane ci salì
sopra: scambiò alcune parole con il carrista, gesticolò, scese e di nuovo bloccò
il blindato, continuando la sua conversazione con il soldato. Alla fine lo
raggiunsero alcune persone, apparentemente altri manifestanti, che lo portarono
via. Il gesto del giovane diventò una delle immagini più famose e potenti del
'900.
Nulla di certo si sa sull’identità
del giovane, la rivista inglese «Sunday Express» ha sostenuto che si trattasse
del diciannovenne Wang Weilin, ma la notizia non ha trovato conferma. Ancora
meno si sa della sua sorte: alcune fonti americane hanno sostenuto che fu
ucciso 14 giorni dopo l’episodio di contestazione, altri che fu giustiziato
alcuni mesi dopo, un fotografo del settimanale americano «Newsweek» ha
testimoniato di averlo visto arrestare dalle autorità cinesi subito dopo il
fatto. Per un quotidiano di Hong Kong il giovane ora risiede a Taiwan. In
un’intervista del 1990, l’allora segretario del Partito Jiang Zemin ha detto:
“Penso che non sia stato giustiziato”. Il settimanale Usa «Time» ha inserito il
Rivoltoso sconosciuto fra “le persone che hanno maggiormente influenzato il XX
secolo”.
Nonostante l'esito drammatico e
centinaia di vittime (morti, feriti e arrestati) ancora oggi incerto, la
protesta permise di conoscere la repressione del governo cinese in tema di
diritti umani e libertà di espressione ( i manifestanti, in effetti, chiedevamo
riforme sui diritti civili e riforme economiche). Inoltre, gli eventi in Cina
infervorarono ancor di più gli animi dei protestanti europei, dando nuovo
slancio alle rivolte contro i regimi dell'URSS e degli altri Stati del Patto di
Varsavia.
In Occidente la protesta di piazza
Tienanmen viene considerata un evento fondamentale del XX secolo, ma in Cina il
solo parlarne è un vero e proprio tabù. Sebbene su Internet, giornali e
documentari si possano trovare varie testimonianze, filmati e immagini
riguardanti la protesta, molti documenti di questi e altri generi sono stati
occultati dal Partito Comunista cinese tramite l'utilizzo di censura e
disinformazione, permesse dal controllo pressoché totale dei mass media. Ciò è particolarmente
evidente durante le commemorazioni organizzate per l'anniversario del massacro:
ogni anno, in occasione del 4 giugno, si tengono marce o fiaccolate nel
silenzio dei mezzi di comunicazione e sotto lo stretto controllo delle
autorità, che tengono sotto controllo anche i contenuti pubblicati su internet
(motori di ricerca, chat e social network compresi) e i dissidenti relegati
agli arresti
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