giovedì 15 aprile 2021

Piazza Tien An Men e la storica immagine del "Giovane rivoltoso"


 

(15/04/1989) Il segretario del Partito Comunista cinese, Hu Yaobang muore a causa di un arresto cardiaco. La sua morte rappresenta la miccia che accende la protesta di studenti e intellettuali cinesi che darà luogo ai drammatici scontri di Piazza Tien An Men. La protesta nasce dal cordoglio per la morte del segretario, popolare tra i riformisti, e dalla richiesta al Partito di prendere una posizione ufficiale nei suoi confronti. La protesta diventerà sempre più intensa, mentre il governo cinese mostrerà di voler ignorare il movimento degli studenti e di essere intenzionato a reprimere qualunque forma di dissenso. Al termine della lunga serie di scontri, a Piazza Tien Anmen, si conteranno migliaia di morti. Proprio la protesta di piazza Tienanmen, nota anche come "Il massacro di piazza Tienanmen o "Primavera democratica cinese", fu una serie di dimostrazioni di massa che ebbero luogo principalmente in piazza Tienanmen, a Pechino, dal 15 aprile al 4 giugno del 1989. Esse videro la partecipazione di studenti, intellettuali e operai.



Il simbolo forse più noto della rivolta è il cosiddetto "Rivoltoso Sconosciuto" un uomo che, solo e disarmato, si fermò dinnanzi a una colonna di carri armati Type 59 con l'intento fermarli: il primo carro armato rallentò fino ad arrestarsi a qualche metro dal giovane, rimanendo immobile per qualche secondo. Il giovane agitò un sacchetto in aria, come a intimargli di andarsene. Passato qualche altro secondo il carro armato cambiò direzione e fece per aggirare il giovane, che però si spostò mettendosi di nuovo davanti al mezzo. Infine il giovane ci salì sopra: scambiò alcune parole con il carrista, gesticolò, scese e di nuovo bloccò il blindato, continuando la sua conversazione con il soldato. Alla fine lo raggiunsero alcune persone, apparentemente altri manifestanti, che lo portarono via. Il gesto del giovane diventò una delle immagini più famose e potenti del '900.

 

Nulla di certo si sa sull’identità del giovane, la rivista inglese «Sunday Express» ha sostenuto che si trattasse del diciannovenne Wang Weilin, ma la notizia non ha trovato conferma. Ancora meno si sa della sua sorte: alcune fonti americane hanno sostenuto che fu ucciso 14 giorni dopo l’episodio di contestazione, altri che fu giustiziato alcuni mesi dopo, un fotografo del settimanale americano «Newsweek» ha testimoniato di averlo visto arrestare dalle autorità cinesi subito dopo il fatto. Per un quotidiano di Hong Kong il giovane ora risiede a Taiwan. In un’intervista del 1990, l’allora segretario del Partito Jiang Zemin ha detto: “Penso che non sia stato giustiziato”. Il settimanale Usa «Time» ha inserito il Rivoltoso sconosciuto fra “le persone che hanno maggiormente influenzato il XX secolo”.

 

Nonostante l'esito drammatico e centinaia di vittime (morti, feriti e arrestati) ancora oggi incerto, la protesta permise di conoscere la repressione del governo cinese in tema di diritti umani e libertà di espressione ( i manifestanti, in effetti, chiedevamo riforme sui diritti civili e riforme economiche). Inoltre, gli eventi in Cina infervorarono ancor di più gli animi dei protestanti europei, dando nuovo slancio alle rivolte contro i regimi dell'URSS e degli altri Stati del Patto di Varsavia.



In Occidente la protesta di piazza Tienanmen viene considerata un evento fondamentale del XX secolo, ma in Cina il solo parlarne è un vero e proprio tabù. Sebbene su Internet, giornali e documentari si possano trovare varie testimonianze, filmati e immagini riguardanti la protesta, molti documenti di questi e altri generi sono stati occultati dal Partito Comunista cinese tramite l'utilizzo di censura e disinformazione, permesse dal controllo pressoché totale dei mass media. Ciò è particolarmente evidente durante le commemorazioni organizzate per l'anniversario del massacro: ogni anno, in occasione del 4 giugno, si tengono marce o fiaccolate nel silenzio dei mezzi di comunicazione e sotto lo stretto controllo delle autorità, che tengono sotto controllo anche i contenuti pubblicati su internet (motori di ricerca, chat e social network compresi) e i dissidenti relegati agli arresti



 #vincenzomariadascanio

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